definizione
la rete
L’advocacy è l’azione del parlare a sostegno delle preoccupazioni o dei bisogni dell’uomo. Quando le persone sono in grado di parlare per sé l’advocacy è finalizzata ad assicurarsi che vengano ascoltate; quando hanno difficoltà ad esprimersi, l’advocacy si propone di aiutarle; quando infine non sono in grado di farlo per nulla, significa sostituirsi e parlare per loro conto.
Herbert, 1989
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IL CODICE ETICO DI COMPORTAMENTO DEI PORTAVOCE PROFESSIONISTI
L’Associazione “Advocacy. Tutela e voce dell’infanzia” ha definito il Codice Etico di comportamento dei Portavoce professionisti indipendenti.
Il Codice etico di comportamento dei Portavoce definisce le linee guida di intervento di chi svolge funzioni di advocacy indipendente professionale.
Il codice offre una chiara descrizione di cosa ci si aspetta da un portavoce professionista nel suo lavoro con i bambini e i ragazzi.
Il codice:
ALBO DEI PORTAVOCE PROFESSIONISTI INDIPENDENTI DELL’ASSOCIAZIONE “ADVOCACY. TUTELA E VOCE DELL’INFANZIA”
In conformità al Codice Etico di comportamento, i portavoce iscritti all’Albo hanno partecipato a corsi di formazione sull’advocacy professionale indipendente di primo e secondo livello tenuti dall’Associazione, hanno esperienza di lavoro sul campo e annualmente sostengono un colloquio di valutazione del loro lavoro a cura dell’Associazione.
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Il mio portavoce mi ha aiutato a dire quello che volevo ai grandi, prima avevo paura a dire le cose, non sapevo cosa sarebbe successo dopo. Però con il portavoce non è stato difficile, mi ha aiutato a parlare e quando non ero capace ha parlato lui per me. Adesso so che posso dire quello che penso e i grandi non si arrabbiano.
Marco, 9 anni
I PRINCIPI DELL'ADVOCACY
CHI SIAMO
La Cooperativa Sociale “La Casa davanti al sole” nell'ambito della promozione dei diritti dell’infanzia e del sostegno alla famiglia promuove l'Advocacy come strumento per ascoltare la voce dei bambini e dei ragazzi e promuovere la loro partecipazione alla costruzione degli interventi e del loro progetto di vita.
La referente per l’Advocacy è Valentina Calcaterra, esperta del modello e referente dei primi progetti pilota sviluppati in Italia.
EMPOWERMENT
l’advocacy promuove processi che incrementano l’autostima e il senso di autoefficacia consentendo quindi al minore di riacquistare controllo sulla propria vita e sulle decisioni che lo riguardano;
un operatore di advocacy lavora sempre affinché i bambini e i ragazzi possano parlare per proprio conto e interviene a sostegno o sostituendosi a loro solo nel caso in cui non siano in grado di parlare per sé. Per promuovere la partecipazione attiva dei bambini e dei ragazzi l’operatore di advocacy li aiuterà, in caso di incontri formali, a definire le modalità di presenza e nel caso a portare alcune richieste anche in merito all’organizzazione dell’incontro (a titolo esemplificativo: parlare prima con i bambini/ragazzi, definire il luogo e il setting dell’incontro,...)
INDIPENDENZA
L’operatore di advocacy agisce in modo indipendente rispetto al processo decisionale e ai servizi responsabili della tutela dei minori; il suo compito non è quello di prendere una posizione che rispecchi il principio dell’interesse superiore del minore o di altre parti in gioco, ma di rappresentare unicamente il punto di vista dei bambini e dei ragazzi che rappresenta senza conflitti di interessi. L’operatore di advocacy risponde del proprio lavoro nelle singole situazioni e si confronta in merito solamente con il proprio supervisore che è individuato in una persona con comprovata esperienza nella tematica
APPROCCIO CENTRATO SUL MINORE
il focus dell’intervento è il bambino/ragazzo con i suoi punti di vista e desideri, l’operatore di advocacy lavora a partire da ciò che il bambino o ragazzo considera problema e nella direzione di ciò che il minore considera buono per sé. Nel caso di interventi di caso l’operatore di advocacy che interviene a seguito della segnalazione di una preoccupazione lavora con il minore a partire da tale preoccupazione ridefinendola secondo quando il minore considera problema. L’operatore di advocacy è portavoce delle preoccupazioni del minore indipendentemente dalle preoccupazioni degli adulti o di altre parti.
RISERVATEZZA
L’operatore di advocacy lavora ad alti livelli di riservatezza. Parla con gli adulti e altri operatori solo se autorizzato dal bambino/ragazzo e riferisce solamente quanto il minore decide e a chi il minore indica. Ogni altra informazione rimane riservata. Segue la stessa prassi la gestione della documentazione eventualmente prodotta negli incontri. L’operatore di advocacy riferisce agli adulti senza l’autorizzazione del bambino/ragazzo solamente quando viene a conoscenza di informazioni che descrivono una situazione di pericolo per il bambino/ragazzo o per altre persone nominate. Anche in questo caso l’operatore di advocacy informa il minore della necessità di violare la riservatezza e se possibile concorda aiuta il minore a decidere cosa riferire agli adulti e con quali modalità.
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centrato
sul minore
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LE RAGIONI DELL'ADVOCACY
L’advocacy è una pratica di lavoro non oppressiva,
è un modo per sostenere i più piccoli nel rappresentare i propri desideri e sentimenti e, quando non sono in grado di farlo da sé,
avere chi può parlare in loro vece.
L’intervento di un operatore indipendente, finalizzato ad affiancare bambini e ragazzi nei processi decisionali e, quando necessario, a rappresentare il loro punto di vista, è utile su due livelli:
- Promuove processi di empowerment e di benessere del minore
- Permette agli operatori tenuti a decidere per un minore di prendere decisioni che siano effettivamente nel segno del suo benessere
TIPOLOGIE DI ADVOCACY
L’indipendenza
Tuttavia proprio gli operatori che seguono i minori, essendo direttamente coinvolti nei processi decisionali che coinvolgono tutta la famiglia, non sempre sono nella condizione migliore per poter ascoltare i bambini e i ragazzi. I minori potrebbero avere delle difficoltà a parlare con i loro operatori per diverse ragioni: per esempio in considerazione del processo di valutazione in corso, o di precedenti interventi di tutela non andati pienamente a buon fine o ancora perché gli operatori sono visti dalla famiglia dei minori come intrusivi, qualcuno da cui doversi difendere, e questa opinione entra anche nel giudizio degli stessi minori. Queste sono solo alcune delle ragioni per cui gli operatori dei servizi sociali o delle equipe per la tutela dei minori paradossalmente non si trovano in una buona posizione per ascoltare e promuovere il coinvolgimento dei più piccoli nei processi decisionali che li riguardano.
Inoltre quando le decisioni da prendere coinvolgono necessariamente anche i genitori è ancora più difficile per un bambino o un ragazzo potersi confrontare con qualcuno per capire quanto sta accadendo e modulare di conseguenza le proprie aspettative e desideri.
L’advocacy è una pratica professionale che risponde a tali difficoltà e il cui scopo è assicurare che i bambini e i ragazzi possano ragionare ad alta voce e con un adulto indipendente dal processo decisionale sulla propria situazione, sui propri desideri e preoccupazioni, valutare i vari possibili corsi di azione ed esprimere le proprie opinioni quando gli adulti devono prendere delle decisioni che incidono sulla propria vita.
La partecipazione
non sempre i bambini e i ragazzi sono pienamente partecipi dei processi decisionali che riguardano la loro vita; spesso questa mancanza di coinvolgimento è dovuta proprio alla volontà degli operatori di proteggerli. Tuttavia i fanciulli sono coinvolti nelle situazioni che si cerca di fronteggiare a loro tutela e spesso sanno cosa li aiuta a stare meglio. Ma anche quando i più piccoli sono resi partecipi dei processi decisionali non sempre è semplice esprimere chiaramente i propri desideri o concettualizzare i propri pensieri.
Nell’ambito della tutela dei minori molti operatori sono chiamati ad ascoltare i bambini e i ragazzi e lavorano al fine di garantire loro maggiori condizioni di benessere.
L’ascolto
L’advocacy è un intervento professionale che garantisce uno spazio di ascolto indipendente e riservato per i bambini e i ragazzi. L’operatore di advocacy ricopre la funzione di “portavoce” del bambino o ragazzo nei confronti del mondo degli adulti, per far si che chi è tenuto a decidere sulla vita dei minori tenga in considerazione l’opinione dei più piccoli.
La Convenzione ONU sui Diritti dei Fanciulli all’art. 12 sancisce il diritto dei fanciulli ad essere ascoltati quando è necessario prendere delle decisioni che incidano sulla loro vita e che la loro opinione venga tenuta debitamente in considerazione.
Nella tutela minorile l’ascolto dei bambini e dei ragazzi è fondamentale per la costruzione condivisa di percorsi d’aiuto partecipati, costituendo un dovere etico e in molti casi anche legislativo per gli operatori impegnati al fianco dei minori e delle loro famiglie.
l'indipendenza
la parteci
pazione
l'ascolto
Visiting advocacy
L’operatore di advocacy visita con regolarità i bambini e i ragazzi accolti in comunità per minori o presso centri diurni.
La visita dell’operatore di advocacy garantisce ai minori che vivono una situazione di accoglienza residenziale o semi-residenziale la possibilità di avere uno spazio di ascolto indipendente a cui portare le proprie preoccupazioni sia in relazione alla vita quotidiana nella struttura, sia in relazione al proprio progetto di aiuto.
L’operatore di visiting advocacy incontra i ragazzi con frequenza settimanale e su richiesta dei bambini e dei ragazzi o degli operatori della struttura, può sostenere i minori anche in interventi di caso.
L’intervento dell’operatore di advocacy, essendo indipendente e promuovendo la partecipazione del minore, costringe il Servizio e i suoi operatori a tenere costantemente in considerazione le opinioni e i bisogni dei più piccoli, promuovendo interventi e setting di lavoro che non siano costruiti a partire unicamente dalle letture degli operatori e, in alcuni casi, delle famiglie, ma che tengano al centro prima di tutto i bambini e i ragazzi.
La presenza del portavoce indipendente è un ulteriore elemento di garanzia del lavoro degli operatori nei confronti delle famiglie e degli operatori dei Servizi invianti.
L’esperienza dimostra che quando i bambini e i ragazzi vengono ascoltati e hanno la possibilità di lavorare con un portavoce la stessa qualità del Servizio aumenta così come la loro percezione di benessere.
Advocacy di caso
Un operatore di advocacy, su richiesta di un adulto o del minore stesso, affianca un bambino o un ragazzo quando gli adulti devono prendere una decisione in merito ad una specifica preoccupazione che incide sulla vita dei bambini e dei ragazzi stessi. L’operatore di advocacy lavora a partire dalla volontà di usufruire del suo intervento da parte dei bambini e dei ragazzi e nel rispetto dei principi di indipendenza e riservatezza.
L’intervento di advocacy di caso si realizza nell’arco di circa cinque incontri.
Nell’advocacy di caso l’operatore:
- accoglie la richiesta
- se arriva da un operatore verifica con il minore la sua intenzione di avvalersi di tale supporto
- concorda con il bambino/ragazzo le modalità di incontro
- incontra il bambino/ragazzo secondo quanto concordato per discutere delle preoccupazioni e definire i vari possibili corsi di azione/richieste
- concorda con il bambino/ragazzo a chi e come comunicare le richieste/considerazioni
- concorda con il bambino/ragazzo se partecipare o meno e con quali funzioni agli eventuali incontri decisionali/di verifica dei progetti
- verifica con il bambino/ragazzo l’esito del processo
- se necessario concorda con il bambino/ragazzo come ottenere le risposte alle domande fatte.
L’advocacy di caso può essere attivata in differenti ambiti di intervento:
–definizione di progetti di aiuto in presenza di provvedimento dell’Autorità Giudiziaria
-progetti di affiancamento educativo domiciliare o presso Centri Diurni;
-progetti di affido familiare;
-collocamento in Comunità di accoglienza;
-separazione dei genitori;
-difficoltà nell’ambito scolastico;
–interventi nell’ambito del penale minorile.
L’intervento di advocacy, risponde al diritto del minore di essere ascoltato e che venga tenuta in considerazione la sua opinione. Inoltre, permette agli operatori dei Servizi di comprendere appieno il punto di vista del minore e per questo definire progetti di aiuto maggiormente realizzabili e rispondenti ai suoi bisogni.
Visiting advocacy
Advocacy di caso
COME SI ATTIVA
Gli operatori di servizi che lavorano con i minori o le loro famiglie possono chiedere l’intervento di un operatore di advocacy indipendente quando si trovano ad affrontare una preoccupazione per il benessere di un minore e devono decidere un intervento a suo sostegno.
L’intervento di advocacy di caso può essere richiesto direttamente anche dai bambini e dai ragazzi che conoscono il servizio o che già abbiano fatto esperienza di lavoro con un operatore di advocacy.
Le Comunità di accoglienza per minori o i Centri Diurni possono chiedere l’attivazione del servizio di visiting advocacy che garantirà la regolare visita presso la struttura di un operatore di advocacy indipendente
SCHEDA PER ATTIVAZIONE SERVIZIO DI ADVOCACY >>
PROGETTAZIONE, FORMAZIONE E STATO DELL'ARTE
La Cooperativa “La Casa davanti al sole”, su richiesta, svolge percorsi di formazione e accompagnamento di Enti pubblici e realtà di privato sociale finalizzati alla realizzazione di progetti pilota per l’introduzione dell’advocacy di caso o di visiting advocacy presso le strutture di accoglienza residenziale, semi-residenziale, servizi affidi o di tutela minori.
La Cooperativa “La Casa davanti al sole” dal 2011 ha promosso e realizzato attività di informazione, sensibilizzazione e formazione sul tema dell’advocacy che hanno portato alla costituzione di un gruppo di circa 25 operatori (appartenenti sia a Enti pubblici che del privato sociale) formati per realizzare interventi di advocacy e interessati a promuoverne la conoscenza e la diffusione. Tale percorso è stato realizzato con la supervisione metodologica della prof.ssa Jane Dalrymple esperta del tema e già docente presso la West University of England a Bristol (UK).
La Cooperativa ha condotto una ricerca sperimentale in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano per la strutturazione di un servizio di advocacy indipendente a sostegno dei minori accolti presso le proprie comunità educative. Ad oggi è attivo un servizio di visiting advocacy nelle strutture di accoglienza residenziali e semiresidenziali della Cooperativa e interventi di advocacy di caso in relazioni a specifiche preoccupazioni per il benessere dei minori, in particolare per i bambini e i ragazzi in affido familiare o per i quali è prevista la realizzazione di una riunione di famiglia.
Referente: Marta Todeschini
E' educatrice professionale nell'ambito delle comunità educative per minori e si occupa di assistenza domiciliare minori e sostegno educativo scolastico. Grazie alla formazione seguita presso il Centro Studi Erickson, lavora come Portavoce dei minori in diversi contesti educativi. Ha avuto esperienza come portavoce nel progetto: “Le Riunioni di Famiglia” promosso dall’Azienda Speciale Consortile Comuni Insieme di Bollate e dall’Università Cattolica di Milano – Dipartimento di Sociologia. E' vicepresidente dell'Associazione "Advocacy. Tutela e voce dell'infanzia".